I Chakra e le malattie ad essi collegate
Come sappiamo l’uomo non vive di solo pane ma ha bisogno anche di un apporto immateriale, sopratutto di amore, quale forma energetica più elevata. Quali uomini, possiamo deciderci ogni ora e ogni minuto di quale forma di amore vogliamo vivere, se di quello divino o di quello umano. L’amore divino affluisce in noi attraverso l’anima. DIO lo dona altruisticamente a tutti gli esseri dell’infinito che sono pronti ad accoglierlo in sé. La corrente eterica può essere assorbita dall’uomo se si apre a Dio e se in lui c’è il desiderio struggente del Padre. Quindi, scorre tanta più energia nell’anima quanto più grande è la fede, l’amore, la speranza e la fiducia in Dio. Inoltre l’afflusso della corrente d’amore dipende dal grado di evoluzione dell’anima, dai sui “blocchi”, ossia da quanto essa è libera.
La maggior parte degli uomini vive tuttavia nella forma energetica umana, ossia da riconoscimento, lode, attenzione e se non ricevono queste cose se le prendono cercando a tutti i costi riconoscimento e comportandosi in modo da ricevere attenzione e, se non riescono a farlo, denigrano gli altri fino ad arrivare all’odio, all’invidia, alla gelosia. Le persone che si comportano in questo modo ricevono brevemente energia. Tuttavia l’energia umana ha una vita breve e deve essere continuamente rimpiazzata. Il corpo, quale ultimo destinatario dell’energia, non è in grado di distinguere da quale fonte provenga questa energia. E’ sano se riceve sufficiente energia, sia da fonte divina che umana. Tuttavia è nella Legge solamente accettare l’energia divina, l’energia umana non è nella Legge, ma corrisponde alla legge del Karma, alla Legge di Causa ed Effetto. L’energia umana si diffonde senza regola nel corpo, mentre l’energia divina si diffonde seguendo determinate leggi. Così l’energia divina scorre nel corpo lungo la colonna vertebrale, prima scendendo e poi salendo, e si distribuisce tramite sette Chakra, che sono come dei nodi energetici, in tutti gli organi del corpo, per mezzo del sistema nervoso. La nostra anima immortale fornisce l’energia vitale al nostro corpo, il quale vive fino a quando essa decide di abbandonarlo, perchè ha concluso la sua attuale esperienza terrena.
La distribuzione dell’energia vitale può avvenire senza problemi solamente se questi chakra sono liberi ed essi sono liberi se l’uomo vive in armonia con le energie dei vari chakra, con se stesso e con l’ambiente che lo circonda (la Natura e il Prossimo).
Se questa armonia viene a mancare, si provocano dei blocchi energetici nei centri e gli organi soffrono a causa della mancanza di energia e si giunge così ad una malattia.
Da notare che, poiché il tutto è compreso nel tutto, i vari chakra devono essere in equilibrio fra loro. Una certa malattia può interessare più centri di coscienza, tuttavia si manifesterà negli organi relativi al centro di coscienza verso cui maggiormente si è trasgredito.
Da determinati nostri comportamenti (atteggiamenti) possiamo così desumere quali malattie ne conseguiranno e, viceversa, da determinate malattie possiamo risalire agli atteggiamenti che le hanno determinate.
Esempio : il problema dell’aggressività stabilisce il modello (nel programma di vita dell’anima incarnata è previsto che essa debba viversi l’aggressività al fine di comprenderla e trasformarla). A livello superficiale può assumere anche aspetti visibilmente molto diversi come allergie, pressione alta, sfoghi sulla pelle, calcoli biliari o mangiarsi le unghie. Anche sul piano comportamentale c’è una vasta gamma di possibilità con cui lo stesso modello può esprimersi.
I modelli (registrati nella nostra anima) determinano la nostra vita. La conoscenza di sé è in ultima analisi consapevolezza del modello, l’auto-realizzazione è la sua accettazione e redenzione. L’opera di auto-conoscenza va dai livelli superficiali, corpo e comportamento, fino al nucleo divino dell’essere, il Sé. L’essere prigioniero in modelli inconsci impedisce l’accesso al vero Sé.
Una malattia non potrà mai essere cancellata senza una compensazione, poiché il modello che ne sta alla base non scompare tanto facilmente. La vera guarigione richiede un’alternativa nell’ambito del modello precostituito. I sintomi delle malattie possono in effetti essere sostituiti con contenuti psichici o modelli di comportamento, ma questi devono essere omogenei al modello. Le alternative non devono venire dal polo opposto (esempio: mortificazione di un desiderio), ma dalla stessa catena simbolica (esempio: vivere il desiderio moderatamente e coscientemente). Essi devono essere i più simili possibile in base al modello, in altre parole, devono essere “omeopatici”. Da ciò si nota come il principio dell’omeopatia (il simile cura il simile) sia valido sia sul piano fisico, sia sul piano psicologico/spirituale.
La malattia è l’incarnazione problematica di un modello. Il paziente è costretto a vivere questo modello, che gli si oppone e che consapevolmente non accetta. Vivendo consapevolmente un modello si compie un rituale. Il manifestarsi di una malattia è di conseguenza un rituale di cui non si è coscienti, cioè relegato nell’ombra.
Il primo passo verso la guarigione consiste nel riportare alla coscienza questo rituale. Un aiuto notevole in questa ottica consiste nel fare in modo cosciente e volontario ciò che la malattia sollecita.
Esempio: nel caso dell’ingordigia, bisognerebbe imparare a mangiare con consapevolezza. Mentre inghiottiamo consapevolmente cibi dolci e appetitosi, impareremo a godere delle conseguenti piacevoli sensazioni. Potrebbe così crearsi un rituale dell’alimentazione capace di piacere e gratificare. E’ pero importante non dare spazio a una cattiva coscienza: questa infatti è propria del polo allopatico e in questo caso è solo dannosa.
Il problema vero e proprio non è rappresentato dai sintomi fisici, che si possono superare in pochi giorni, ma dal modello che resta ancorato in profondità e del quale i malati non riescono a liberarsi.
Tutte le terapie prescritte con le migliori intenzioni, che non riescono a raggiungere il livello del modello che ne sta alla base, non hanno a lungo risultati accettabili. Spesso (vedi tossicodipendenti) il modello non può essere cambiato e l’unica possibilità consiste nel viverlo in altra forma.
Le malattie possono essere considerate di volta in volta da due diversi punti di vista. In primo luogo ci rendono sinceri e ci rivelano quello che finora non abbiamo voluto accettare. Una paralisi può, ad esempio, far sapere al soggetto quanto questi sia (divenuto) paralizzato e immobile psicologicamente e spiritualmente. In secondo luogo ogni malattia ha un significato e un compito da svolgere. La paralisi potrebbe per esempio rivelare che vale la pena di allentare il controllo cosciente e di lasciarsi andare con tranquillità. In base al detto “la malattia rende sinceri”, ci si rivela il livello non risolto e, in base al detto “la malattia mostra il compito”, ci si chiarisce il livello risolto. Dal primo punto di vista, presenta un modello doloroso e un decorso della malattia di cui non si ha coscienza. L’accettazione di questo modello e del suo messaggio può condurci al secondo livello e trasformare un’esperienza dolorosa in un rituale che rende possibile la crescita.
CHAKRA N°1
Parliamo ora del livello situato più in basso, ossia del Chakra della Radice. Si trova nella regione del coccige e vi sono collegati gli organi del bacino e delle gambe, ossia: la vescica, l’intestino (parte terminale), una parte degli organi sessuali, La parte midollare delle surrenali, le anche, le articolazioni delle ginocchia, delle caviglie e dei piedi, e la muscolatura, lo scheletro osseo generale.
Il bacino sostiene il corpo e ne è il fondamento. Avendo tre chakra, ospita un numero superiore di vortici energetici rispetto alla testa. Il serpente Kundalini riposa arrotolato alla sua base e aspetta di essere risvegliato per potersi innalzare fino al capo. Il bacino racchiude gli organi della procreazione e, con la vescica e la parte terminale dell’intestino, quelli preposti all’escrezione. Sostiene, come base di appoggio della colonna vertebrale, l’intero peso della parte superiore del corpo e collega tra loro gli organi di movimento.
La posizione del bacino rivela come veramente stiamo. I due atteggiamenti opposti che questa parte del corpo può assumere esprimono infatti la nostra realtà : il bacino aperto e il bacino chiuso.
La persona con bacino aperto denota sicurezza e sensualità. Si apre naturalmente ai piani inferiori e tende ad esprimere i propri sentimenti.
All’altro polo estremo troviamo l’individuo con il bacino chiuso che non lascia trapelare neanche un briciolo di sentimento o di sensualità. Non si concede né emozioni, né sentimenti, solo vigile attenzione e volontà di auto-affermazione. La sessualità viene dominata e l’energia sessuale non viene vissuta con atteggiamento sensuale, ma in maniera aggressiva e spesso precoce.
Entrambi questi comportamenti estremi (di individui con bacino aperto e chiuso) determinano l’insorgere di difficoltà. La soluzione sta nel cercare la via di mezzo.
Per guarire il 1° chakra occorre mettere ordine in noi.
L’Ordine divino comprende un campo molto vasto ed in genere trasgrediamo a quest’ordine. Non intendiamo in questo caso solamente il disordine che seminiamo intorno a noi ma, sopratutto, l’ordine interiore che abbiamo dentro di noi e che esiste se siamo completamente in unità ed in armonia, ossia se in noi non esistono più delle contraddizioni.
L’Ordine è quindi la sintonia tra le sensazioni, i sentimenti, i pensieri, le parole e le azioni. In genere non conosciamo le nostre sensazioni, oppure non vogliamo conoscerle e le reprimiamo.
Una parte delle sensazioni sono anche i pensieri reconditi e nascosti che non vogliamo vedere perchè sono spiacevoli. Possiamo accedere facilmente al mondo dei pensieri, tuttavia pensiamo spesso in modo negativo e ci facciamo delle illusioni a questo riguardo credendo che il nostro modo di pensare sia buono.
Tra le sensazioni ed i pensieri di cui siamo coscienti esiste spesso una discrepanza; le parole spesso, a loro volta, non corrispondono ai pensieri, ma sono rivolte ad ottenere un determinato scopo o una determinata mèta, qualcosa che vogliamo avere.
Per quanto riguarda le azioni, questo è ancora più chiaro, sopratutto riguardo al nostro ambiente e alla risonanza che abbiamo. Se siamo riusciti a creare una sintonia in queste quattro forme di espressione abbiamo realizzato una gran parte dell’Ordine.
Un altro campo riguarda quello del nostro rapporto con la natura, con le persone che ci circondano, con noi stessi e con il cosmo. In genere con la natura non abbiamo un buon rapporto, e spesso la danneggiamo, anche solo opprimendola con le nostre vibrazioni che lei assorbe.
Per quanto riguarda il nostro prossimo, il nostro rapporto è spesso contraddittorio. Molti ci sono simpatici, altri invece ci sono antipatici.
L’Ordine sarà realizzato quando riusciremo ad accettare e ad accogliere in modo positivo tutti i nostri simili e non faremo più delle grosse differenze.
Riguardo al rapporto con noi stessi, è spesso poco chiaro; delle parti di noi ci piacciono, altre invece no; non ci accettiamo nel nostro complesso a causa dei nostri errori e denigriamo oppure sopravvalutiamo i nostri lati positivi.
Spesso abbiamo anche una maschera, una facciata che presentiamo e che sembra essere positiva per nascondere le negatività. Tuttavia possiamo amare gli altri solo se riusciamo ad amare in modo giusto noi stessi.
Per quanto riguarda il rapporto con il cosmo, con DIO, spesso non è in ordine dato che portiamo con noi delle idee sbagliate di DIO, dalle nostre incarnazioni precedenti, che ci sono state inculcate dalla chiesa, oppure anche da inquisitori che ci fecero credere di agire nel nome del Cristo. Dovremmo però creare un’unità anche in questo senso.
Esiste, infine, un altro campo importante dell’ordine che è l’unità tra il corpo, l’anima, l’intelletto e lo Spirito, intendendo come Spirito il nucleo divino nell’anima. Dovremmo accettare il nostro corpo come tempio dello Spirito. Tuttavia non sopravvalutarlo e nemmeno rifiutarlo.
I desideri fisici vanno esauditi nella misura in cui sono giusti, ossia con moderazione e coscientemente. Per quanto riguarda l’intelletto in genere lo sopravvalutiamo e gli diamo troppa importanza a scapito del cuore.
L’intelletto è al servizio dell’ego. L’anima, in genere, è un essere che non conosciamo, di cui conosciamo solo il nome, ma che ci è piuttosto sconosciuta. Questo lo possiamo comprendere se pensiamo agli involucri dell’anima nei quali sono memorizzate le nostre esperienze, sotto forma di campi energetici, che tendono anche ad uscire. Ma se ci identifichiamo con la parte libera dell’anima, con il Signore, Dio del nostro essere, allora riusciremo a staccarci quanto necessario dal nostro ego alterato e ne saremo al di sopra.
Lo Spirito in noi, la parte divina, dovrebbe essere il nostro centro. Vediamo, quindi, che l’Ordine presenta molti diversi aspetti.
Gli organi collegati al 1° chakra rappresentano degli esempi di trasgressione contro la Legge della Vita. Queste trasgressioni si possono dedurre dalla funzione degli organi e vi sono contenute simbolicamente.
Prendiamo per esempio la vescica che dovrebbe raccogliere brevemente l’urina per poi espellerla e questo significa che la sua funzione è quella di lasciar uscire. La trasgressione è il legare, il fissarsi, l’essere fissati su qualche cosa e non riuscire o non voler staccarsene.
Questo può riguardare oggetti, persone in particolar modo, ovviamente il proprio partner, però, sopratutto, anche le proprie idee, le proprie opinioni, giudizi e pregiudizi, oppure programmi che sono in noi e che non vogliamo cancellare.
La stessa cosa vale anche per la parte finale dell’intestino che dovrebbe raccogliere le feci brevemente per poi espellerle.
Il voler trattenere è in questo caso la trasgressione centrale che causa costipazione ed emorroidi.
Gli organi sessuali ci indicano se il rapporto che abbiamo con il nostro sesso è a posto e se anche quello verso l’altro sesso e verso i rapporti fisici sono in ordine.
Dovremmo accettare completamente il nostro sesso e sviluppare gli aspetti che comporta. Tuttavia, in genere, gli uomini non sono maschili e le donne, invece, lo sono.
Nel campo della sessualità si tratta di trovare una via di mezzo; nessuno però vive questa via di mezzo, la maggior parte oscilla tra i due estremi, nella realtà oppure nell’immaginazione. Vivere estremamente la sessualità è dannoso come mortificarsi o reprimerla. Sarebbe giusto viverla consapevolmente, piuttosto che reprimerla.
Se si aspira a fare questo si riuscirà ad ottenere quasi da sé un’evoluzione della sessualità che perde sempre più il suo aspetto egoistico e che contribuisce all’evoluzione dei due partner. Tuttavia, spesso, siamo contratti e tesi in questo campo oppure abbiamo dei complessi di inferiorità. L’uomo ha paura di fallire e la donna mostra dei sentimenti di inferiorità, che vengono compensati con il desiderio di regnare e di dominare.
Esaminiamo per esempio la malattia chiamata Herpes genitalis molto diffusa, che viene contratta solo attraverso una relazione sessuale extraconiugale. Il rapporto adulterino non è però di per sé una condizione sufficiente: spesso è determinante il senso di vergogna e di colpa per far esplodere la malattia.
L’infezione è un’autopunizione che colui che si è rivolto altrove infliggere a se stesso, non essendo in grado di confessare la sua esperienza. La malattia allude vistosamente ed inequivocabilmente al luogo in cui è stato commesso il passo falso.
Come tutte le altre malattie sessuali, l’herpes genitalis è carico di pregiudizi morali, alimentati da un’educazione religiosa errata basata sulla repressione e sull’ipocrisia, secondo la quale le malattie veneree sono considerate particolarmente impuri e umilianti, per cui i soggetti si sentono colpevoli.
Il motivo psicologico di base è l’ambivalenza tra il piacere e il senso di colpa. Piacere ed estasi sono esigenze fondamentali dell’uomo, che non possono essere eliminati, e perciò vengono repressi. La sessualità è né più né meno che l’aspetto fisico dell’amore. La regione dei genitali vuole essere colmata di vita. Vivere la sessualità -che è creatività ed è una cosa del tutto naturale – senza sentirsi in colpa, anche se vissuta in ambito extraconiugale, è una possibilità di liberazione.
Da notare per inciso che il Re David, ebbe rapporti extraconiugali con Betsabea, da cui ebbe un figlio adulterino. Fu proprio questo figlio che, benedetto da Dio, divenne poi il famoso Re Salomone.
L’ipertrofia della prostata costituisce un problema particolarmente diffuso tra gli uomini in età matura. Attraverso un generale aumento delle dimensioni, l’organo, che confluisce nell’uretra, può provocare alterazioni nel getto urinario che tende a diminuire in modo sempre più considerevole, mentre la vescica viene svuotata solo con notevole sforzo e mai in modo completo. Il grande arco dell’urina decresce trasformandosi in uno stanco rigagnolo, il che costringe il malato, che vive la debolezza (del flusso) come un’umiliazione, a nascondere la malattia. L’organismo indica chiaramente una convergenza verso il polo femminile, ma se questa viene vissuta dall’anima troppo rapidamente il corpo è costretto a vivere quello che la psiche cerca di schivare.
Il sintomo indica anche il compito da svolgere : l’uomo deve rinunciare alle proprie grandi fantasie. Il corpo rende il soggetto sincero e lo costringe a riconoscere che con il suo membro virile non può più andare così lontano. Al tempo stesso si delinea chiaramente l’altra parte del compito, che consiste nell’avvicinarsi simbolicamente al polo femminile.
Il sintomo della malattia indirizza a una maggiore pratica sessuale e con ciò al riconoscimento e all’elaborazione del tema della polarità. Il paziente ha trascurato di occuparsene in modo adeguato e ora avverte la necessità di un maggiore contatto fisico con il sesso femminile e di un più profondo rapporto psicologico col proprio lato femminile. Con l’avanzare dell’età il baricentro dell’incontro sessuale viene spostato verso quello con l’anima, ossia il soggetto deve sviluppare in sé il proprio opposto, non sul piano del flusso dell’urina, ma su quello dell’irradiazione psico-spirituale.
Una guida all’auto-riconoscimento è costituita dalle seguenti domande :
1. In che misura sento indebolita la mia irradiazione maschile? Mi sento troppo vecchio ed esaurito per svolgere un’attività sessuale?
2. Dove combatto contro ostacoli che crescono tenacemente?
3. Che cosa non va nel mio modo di liberarmi? Dove creo dei blocchi? Ho fatto troppo poco nella vita?
4. Dove ho eliminato il grande arco? Dove l’ho perso di vista?
5. Quale ruolo svolge la femminilità nella mia vita, quale il “sesso debole”? Quali sono gli incontri (sessuali) che ho con esso?
6. In che misura ho incontrato dentro di me la femminilità?
Le anche ci mostrano se accettiamo la vita e noi stessi e se accettiamo ed approviamo il destino, oppure se lo sentiamo come un fardello e un peso; allora camminiamo curvi e ci trasciniamo e le anche vengonosovraccaricate.
Chi riesce ad affermare la vita ed accetta se stesso riesce a camminare in modo leggero e sciolto; può camminare in modo nobile.
Le articolazioni delle ginocchia ci mostrano se ci inginocchiamo in modo errato oppure se facciamo inginocchiare gli altri davanti a noi; dovremmo inginocchiarci solo davanti a DIO e non davanti agli uomini, davanti al potere, davanti al denaro, cosa che però facciamo molto spesso, oppure costringiamo altri a farlo; entrambi le cose fanno ammalare le ginocchia. Per quanto riguarda le articolazioni delle caviglie, queste rappresentano la vita passo per passo e ci indicano se percorriamo la via giusta.
Spesso però abbiamo delle pretese troppo grandi nei nostri confronti, vogliamo fare dei grandi salti per raggiungere la perfezione, vogliamo purificarci dall’oggi al domani e non accettiamo noi stessi; non vogliamo vivere e creare la base dell’ordine, ma vogliamo volare al disopra però questo non si può fare e così le caviglie si ammalano.
I piedi ci indicano alcune cose riguardo al rapporto con il prossimo. Se, per esempio, vogliamo dare dei calci nel sedere al nostro prossimo, allora avremo dei disturbi nel campo delle dita dei piedi, come, per esempio, dei funghi. Se vogliamo incitarlo e spingerlo, allora avremo dei disturbi ai calcagni; riguarda però anche noi stessi. Se, invece, vogliamo calpestarli e camminarci sopra, allora avremo dei disturbi alla pianta del piede, come per esempio dei calli. Se desideriamo farlo ma non osiamo e lo facciamo solo nei pensieri, questo si riflette sui piedi.
La circolazione del sangue nei piedi dipende molto dal sistema nervoso; spesso abbiamo i piedi freddi e, in senso figurato, questo è sintomo di essere vigliacchi e di avere paura davanti al proprio coraggio che in fondo non esiste; ma, se accettiamo noi stessi, allora i piedi sono la base su cui noi stiamo anche durante il giorno e la circolazione funziona bene. E’ facile che si formino delle vene varicose nella parte della gamba tra il ginocchio ed il piede e questo avviene quando il sangue stagna anziché fluire verso il cuore. Il sangue, quale linfa e forza vitale, non fluisce verso il cuore quando questo non è al centro dell’esistenza, ossia quand’è incapsulato e quando il mondo dei sentimenti non viene aperto ma viene represso e mortificato; le vene varicose rappresentano, quindi, un ristagno di sentimenti. In questo caso non abbiamo in noi, l’unità delle nostre espressioni di vita.
Vediamo, quindi, che l’ordine è veramente difficile da raggiungere completamente, è un compito che ci accompagna per tutta la vita. C’è molto da fare. Affrontiamolo!
CHAKRA N° 2
Il CHAKRA N° 2 è situato nei pressi delle vertebre lombari; comprende gli organi escretori (i reni, gli ureteri, l’intestino crasso), gli organi sessuali (Gonadi), la colonna vertebrale e la corteccia del surrene.
Gli organi escretori del corpo funzionano autonomamente, ossia dovrebbero funzionare senza l’intervento dell’uomo. Se li lasciamo lavorare autonomamente lo fanno bene, ma se interveniamo questi organi si contraggono e ne derivano così dei disturbi; la stessa cosa avviene con la volontà. Se ci sottoponiamo volentieri, liberamente, alla Volontà di DIO (accettando tutte le esperienze che la vita ci pone davanti), allora questo centro è libero e sano. Se invece cerchiamo di intervenire con la nostra volontà otteniamo solamente un blocco di questi organi e, a poco a poco, ci saranno delle malattie sopratutto per quanto riguarda la disintossicazione del corpo.
Il corpo, quindi, intossica se stesso nella misura in cui cerchiamo di imporre la nostra volontà. Comunque non è desiderabile nemmeno l’altro estremo, ossia la mancanza di volontà che raggiungiamo reprimendo la nostra volontà propria; questo porta all’indifferenza.
Invece dovremmo prendere questa energia possente che è contenuta nella nostra volontà e utilizzarla per sintonizzare la nostra volontà con la volontà divina. La volontà divina vuole che l’energia scorra, che nessuno cerchi di trattenere questa energia per sé, che bilanciamo il dare e l’avere, e che l’evoluzione, ossia il nostro sviluppo, e l’evoluzione di tutto l’universo possano svolgersi senza che noi le disturbiamo.
Il campo della volontà possiamo suddividerlo in diversi sottogruppi che influiscono in modo negativo sui diversi organi.
Così, per esempio, il voler essere contrae il rene destro, che si può così definire come il rene della realizzazione di sé stessi; sarebbe comunque meglio dire: realizzazione dell’ego. Il voler essere nell’uomo si manifesta sopratutto nel campo del lavoro, oppure nel campo della famiglia, delle associazioni, oppure con gli amici dove si cerca sempre il riconoscimento e si fa sempre tutto meglio degli altri.
Per la donna il voler essere riguarda sopratutto la famiglia ed in secondo luogo arriva poi il lavoro oppure la cerchia delle amiche; un tempo c’erano la cucina, la chiesa, i bambini in cui la donna poteva cercare di realizzare il suo voler essere. Al giorno d’oggi questo si manifesta nella carriera che si è aggiunta agli altri campi.
Del voler essere fanno parte anche il denigrare gli altri ed il proprio sopravvalutarsi, in modo da essere sempre il numero uno, perlomeno nelle proprie idee.
Il voler avere si riflette invece più sul rene sinistro e questo riguarda sopratutto il partner e, così, si può dire che il rene sinistro è il rene del partner. In questo caso si intendono però anche i parenti come i bambini oppure anche cose materiali.
Ciò che io voglio avere e credo di possedere, lo lego e gli tolgo la libertà; questo vale sopratutto per i rapporti di coppia nei quali è l’errore che facciamo più sovente. Dovremmo sapere che non possiamo possedere nessuna persona, ma che con questa aspettativa otteniamo esattamente il contrario di ciò che vogliamo, è solamente una questione di tempo.
Per quanto riguarda il voler essere ne fa parte anche il voler avere le cose come le vogliamo noi, il voler cambiare gli altri, sopratutto per quanto riguarda il partner così come crediamo noi che sia bene. E’ quindi una forma di voler cambiare gli altri che ci mette sotto stress; e non solo noi, ma anche gli altri. E’ il fattore che fa ammalare anche le ghiandole surrenali; in questo caso non riusciamo ad accettare nessuno così com’è, ma crediamo di poterlo fare solo se cerca di cambiare, ossia di migliorarsi.
Un altro sottogruppo del voler avere è il voler trattenere. Nel momento in cui ho paura di perdere una persona, perché vedo che non riesco a trattenerla, allora ho paura di perderla e cerco proprio di trattenerla. In questo caso non riesco a lasciarla libera, ma da un punto di vista spirituale è chiaro che la perderò dato che ciò che voglio trattenere lo perderò, mentre ricevo in dono ciò che riesco a lasciare libero.
E’ quindi chiaro che nel voler trattenere viene bloccata dell’energia spirituale che non può più scorrere e questo è una trasgressione contro l’Amore che vuole scorrere liberamente. Il voler trattenere influenza anche l’intestino crasso, provoca costipazione e se reprimo provoca anche diarrea.
Infine, una parte della volontà propria è l’imporre se stessi. Questo provoca malattie delle vertebre lombari come, per esempio, la sciatica e la lombaggine. In questo caso non sono disposto a piegarmi, non riesco a piegarmi, voglio mantenere rigide le vertebre lombari e ci riesco tuttavia sotto forma di una malattia.
Se voglio imporre qualche cosa lo faccio in genere in pensieri e mi oppongo a ciò che accade intorno a me senza però essere disposto a dire, ad esprimere ciò che penso e a provare che ciò che io penso porterebbe risultati migliori di ciò che gli altri stanno facendo.
Così, in genere, si tratta di una rivolta che rimane bloccata, di un rifiuto che provoca una frustrazione di non riuscire ad accettare gli avvenimenti e le situazioni; e questo provoca questi dolori ben conosciuti e, in questo modo, portiamo così la nostra croce.
CHAKRA N° 3
Passiamo ora al CHAKRA N° 3 che si trova tra le vertebre lombari ed il torace. A questo centro sono collegati gli organi del ventre che regolano la digestione e quelli che regolano il ricambio di ossigeno.
Si tratta quindi dello stomaco e dell’intestino tenue, del fegato e della cistefellea, del pancreas con l’insulina e della milza.
Questo è il chakra dell’azione, dell’autoaffermazione, del potere, dell’esperienza di vita che qualora compresa diventa saggezza. La saggezza è molto varia: ne fanno parte la serietà (o giustizia) e l’azione. Il contrario della saggezza è sopratutto il sapere umano messo al servizio dell’ego, a scopo di potere, sopratutto se esiste isolatamente, ossia, se non viene messo in pratica e realizzato.
L’intelletto ha molto successo al servizio dell’ego alterato, dato che è sempre pronto ad analizzare gli altri, a scomporli in tutti i loro vari aspetti, mettendo in primo piano le negatività considerandole come gli unici veri aspetti e considerando gli aspetti positivi come una finzione, dato che gli altri non potranno mai esaudire le pretese che abbiamo verso di loro e che, in genere però, non abbiamo verso di noi.
Così ci arrabbiamo per ogni errore dell’altro, per ogni suo difetto che si contrappone alla nostra pretesa di perfezione. Procediamo così secondo temi, secondo dogmi che noi stessi ci siamo imposti e che proiettiamo sugli altri.
Questa è la causa di ulcere nello stomaco, nel duodeno o di ingrossamneto del fegato. Nell’intestino tenue il cibo viene scomposto nei suoi elementi più piccoli e se lo facciamo con i nostri pensieri, ossia se osserviamo la somma degli aspetti dell’altro come la sua totalità, allora non riusciremo ad accettarlo e ci ammaleremo.
Questo provoca flatulenze nella parte alta del ventre. Il difetto di valutare, giudicare, condannare gli altri si riflette sopratutto sul fegato, dato che questo funziona come laboratorio del corpo e svolge quindi la funzione di analizzare e di valutare, ossia che da dei risultati e meriti su ogni cosa.
In questo senso anche noi abbiamo un nostro metro di misura per ogni cosa che abbiamo posto tra il male e il bene, tra il giusto ed il falso, tra il cattivo ed il buono, tra il piacevole e lo spiacevole, tra il simpatico e l’antipatico, etc. In questo modo abbiamo uno schema in noi attraverso il quale facciamo passare ogni cosa valutandola; non lasciamo nulla così com’è. Questo difetto lo proiettiamo poi negli altri e non vediamo che è in noi stessi.
Partendo dal presupposto che gli altri si comportino così, pensiamo, naturalmente che ognuno ci valuti o ci giudichi e perciò ci sentiamo subito offesi e ci comportiamo come una mimosa, che è conosciuta per essere molto sensibile. In realtà abbiamo molti pensieri negativi sugli altri. In questo modo si formano anche delle frustrazioni che fanno ammalare il fegato. Se da queste frustrazioni nascono delle aggressioni, possiamo esprimerle oppure reprimerle. In genere le reprimiamo per evitare dei conflitti e queste aggressioni represse fanno ammalare la cistifellea e provocano i calcoli alla cistifellea. Questo apporta, a sua volta, le flatulenze nella parte alta del ventre.
Il pancreas è costituito in sé da due organi preposti alla produzione di fermenti per la digestione e alla produzione di insulina.
La parte che riguarda la digestione è responsabile per la parte della giustizia, ossia questa parte del pancreas si ammala se continuiamo a riflettere sul diritto e sulla giustizia arrivando a dedurre che il mondo è ingiusto e che a noi sono capitate un sacco di cose ingiuste, ma che, in fondo abbiamo sempre ragione, solamente che gli altri non l’accettano; questo porta ad una continua rivolta contro il destino e contro le situazioni che non riusciamo, appunto, ad accettare.
Ciò che la Legge del Karma ci porta, perchè è bene per noi, non riusciamo a vederlo, ma giudichiamo secondo il nostro metro di misura insufficiente anche la parte del diritto.
L’apparato che produce l’insulina si contrae nella misura in cui noi cerchiamo di creare una giustizia anche nel campo del dare e dell’avere, ossia che diamo solo se riceviamo, ossia che non siamo disposti a donare altruisticamente, ma che vogliamo ricevere, a nostra volta, qualche cosa.
Questo porta, naturalmente, al risultato che riceviamo troppo poco, sopratutto troppo poco affetto e troppo poco amore e questo lo compensiamo mangiando dolci con la conseguenza che ci ammaliamo di diabete. Il donare altruisticamente ci renderebbe invece sani.
Il pancreas rappresenta la dolcezza della vita. Vogliamo amore ma siamo incapaci di accettare amore e di farcene compenetrare. Così non riusciamo a godere della dolcezza della vita e siamo pervasi dalla tristezza. Abbiamo bisogno di controllare ogni cosa e abbiamo rimpianto per ciò che sarebbe potuto essere e perciò nutriamo un profondo dispiacere.
Il diabete è ereditario. Il che significa che i nostri antenati sono stati oggetto di maledizioni, scomuniche, anatemi, ecc, che si sono impresse nel nostro DNA. Occorre perdonare i nostri antenati per ciò che hanno pensato e fatto (che ha attirato gli anatemi), rimandare al mittente le maledizioni ricevute e richiamare quelle inviate da noi stessi (e dai nostri antenati) per dissolverle.
La milza è responsabile per l’azione, ossia per la realizzazione di ciò che sappiamo. Possiamo accumulare molto sapere senza realizzare nulla ed, in questo caso, facciamo ammalare la milza, oppure possiamo fingere di aver realizzato con delle buone azioni dietro le quali c’è, però, una motivazione sbagliata.
In questo caso pensiamo sopratutto alla sindrome dell’aiutante dato che, servendo gli altri, possiamo fingere una buona azione nel migliore dei modi e riceviamo molto riconoscimento.
Decisivo non è però il modo in cui svolgiamo questa azione ma la sintonia tra la motivazione ed il realizzare l’azione. Solo se siamo disposti a compiere la nostra azione indipendentemente dal risultato, dalla risonanza e da ciò che otteniamo, allora anche la motivazione è giusta.
Tuttavia, in genere, procediamo secondo il buon motto americano che dice:”fai del bene e parlane in modo che ognuno sappia come sei buono”. Questo non è realizzare e fa ammalare la milza.
CHAKRA N° 4
Il CHAKRA N° 4 si trova tra il cuore e la colonna vertebrale toracica intrascapolare. Qui si trova la scintilla del Cristo, l’uomo-Dio latente in noi, la nostra parte divina che dobbiamo far emergere. Nel quarto livello scopriamo pure l’amore incondizionato. E’ quindi un centro di grande rilievo. Alla base dell’amore incondizionato c’è l’accettazione. Accettazione vuol dire anzitutto accettare noi stessi, così come siamo fatti, amandoci con tutti i nostri difetti. Di conseguenza ameremo gli altri così come sono senza volerli cambiare. Noi possiamo cambiare solo noi stessi, dopo che avremo riconosciuto e accettato i nostri aspetti da cambiare. Accettazione vuol dire quindi tolleranza.
La Serietà ha molto a che fare con la redenzione e quindi anche con la via che conduce alla salute, dato che la guarigione è solo un aspetto parziale della Redenzione.
Al CHAKRA N° 4 sono collegati: il cuore, i polmoni ed i bronchi, il timo, la cassa toracica con le vertebre toraciche ed infine la colonna vertebrale. In generale, abbiamo rispetto o, addirittura, paura della Serietà dato che ci appare come il contrario della gioia; tuttavia è il contrario della gioia solo se questa è esteriorizzata, ossia se la viviamo in modo egocentrico, mentre è in sintonia con la gioia se questa è la gioia dell’anima, ossia la profonda gioia interiore.
La Serietà è un elemento distruttivo solo per le forze negative e sataniche dell’universo, che abbiamo in noi.
Quindi, chi desidera conservare o, addirittura, ingrandire il proprio ego trasgredisce contro la Serietà e, prima o poi, ne dovrà subire le conseguenze.
Della serietà fanno quindi parte la coerenza e la disciplina. Le trasgressioni contro la Serietà sono l’incoerenza, la mancanza di disciplina, la pigrizia e il passare sopra tutte le cose con l’aiuto di un falso umore e, dall’altra parte, come estremo opposto, l’esagerazione della serietà, ossia un senso del dovere esagerato e un’agire secondo un sentimento di costrizione.
La via di mezzo è, come sempre, quella giusta. La trasgressione principale contro la Serietà è quindi quando vogliamo conservare il nostro ego alterato, cioè l’egoismo e l’egocentrismo.
Questi difetti si ripercuotono sul cuore. Un cuore ammalato pensa sempre a sé stesso, non riesce mai a prendere sul serio gli altri e a considerarli così importanti come sé stesso; da ciò risulta una tristezza latente che proviene dall’anima e che rende ammalato ogni cuore.
Chi desidera conservare il proprio egoismo si chiude naturalmente al suo ambiente e al prossimo; questo è il difetto che fa ammalare i polmoni e i bronchi, ossia la mancanza di comunicazione e di apertura.
Questa persona cerca così di chiudersi verso l’ambiente che considera nemico, è aperto in modo superficiale ma non dal profondo, non riesce a donare liberamente, a donarsi, ha difficoltà nel donare, nel perdonare, nell’ammettere, non può mettere in questione sé stesso dato che vive in continua rivalità con l’ambiente o, per lo meno, con una parte dell’ambiente. In questo modo la cassa toracica diviene una gabbia di sé stessa e la respirazione ne soffre.
Il Timo è la ghiandola che controlla il sistema immunitario e questo, al giorno d’oggi, ben di rado si trova in ordine. Una persona su tre soffre di un’allergia e uno su dieci ha una malattia di autoaggressione, per cui il corpo attacca se stesso invece dei nemici del corpo.
La normale funzione del timo è quella di differenziare ciò che è estraneo e pericoloso per il corpo, ciò che è estraneo ma non pericoloso e ciò che, invece, fa parte del corpo. Dovrebbe attaccare solo ciò che è estraneo e pericoloso. Se attacca corpi estranei che non sono pericolosi si giunge ad un’allergia e se attacca se stesso si giunge a delle autoaggressioni, come per esempio, i disturbi reumatici.
Nel caso dei disturbi reumatici il corpo attacca infatti le proprie articolazioni. I fattori estranei, veramente pericolosi, in questo caso non vengono riconosciuti e questo porta così alle tipiche malattie, per esempiol’aids.
Il Timo è inoltre l’organo della longevità nel corpo. Quando siamo bambini è grande come una pera, quando siamo adulti è piccolo come un pisello e continua a diminuire.
A causare questa progressiva riduzione del Timo è un particolare ormone che secerne la ghiandola Ipofisi, chiamato “ormone della morte”. La secrezione di tale ormone comincia quando la donna ha le prime mestruazioni e l’uomo comincia ad emettere il seme. Da questo momento cominciamo ad invecchiare.
Quando l’atteggiamento dell’ego alterato non ha più in mano il controllo e il settimo sigillo (o Chakra) si apre, l’ormone della morte scompare, un altro ormone viene secreto, un ormone che attiva il Timo e permette un istantaneo e progressivo ringiovanimento.
I seni vengono utilizzati volentieri dalle donne come mezzo di potere nei confronti del sesso maschile per rendere dipendenti gli uomini, oppure per dominarli. Questo fattore è un’altra delle cause principali del cancro alle mammelle.
Il dominio è, in fondo, anche un aspetto dell’ego e quindi una trasgressione alla Serietà. Se questo desiderio di dominare viene vissuto apertamente si manifesta principalmente in malattie della colonna vertebrale. Se viene vissuto in modo nascosto e recondito, eventualmente anche sotto forma di una timidezza, allora si ripercuote sul midollo spinale, in malattie come l’herpes zoaster, oppure la sclerosi multipla, che colpiscono in prevalenza le donne.
Altri difetti che riguardano il desiderio di potere si possono riconoscere nelle braccia, nei gomiti e nelle mani. Per esempio possiamo fare il male con i gomiti in riferimento alla rivalità. Anche con le mani possiamo fare delle cose negative se vogliamo dominare gli altri ossia se vogliamo schiacciarli sotto il pollice, oppure se vogliamo afferrarli e trattenerli con le mani, oppure se li segniamo a dito o cerchiamo di picchiarli. In questo caso, per esempio, un eczema alle mani dimostra un voler picchiare qualcuno che però non realizziamo (aggressività repressa) e che si esprime quindi in questa malattia.
CHAKRA N° 5
Il chakra N° 5 è situato nella zona della nuca e ad esso sono collegati la trachea, l’esofago, la laringe, le corde vocali e poi la gola, la cavità orale, le ghiandole salivari, denti e le labbra, la tiroide e le paratiroidi.
A questo chakra è legata la Pazienza, insieme alla tolleranza e alla bontà. Trasgressione principale negativa è, naturalmente, l’impazienza dietro la quale si trovano, a loro volta, altre trasgressioni come l’orgoglio, la rivalità, la concorrenza, il voler essere i più bravi e, inoltre, orgoglio e senso di superiorità.
Se l’impazienza viene repressa porta al contrario, ossia all’indifferenza, alla pigrizia. Questo si può notare nella tiroide nel cui caso un’iperfunzione dimostra l’impazienza, iperattività, mentre un’ipofunzione è segno di pigrizia e di indifferenza.
Nel novanta percento dei casi la tiroide è ammalata dato che l’impazienza fa parte del sistema concorrenziale del capitalismo e l’orgoglio è oggi considerato una caratteristica necessaria nella lotta con gli altri.
In questo modo l’unità tra gli uomini viene naturalmente distrutta e la solidarietà è solamente finta. Se, per esempio, c’è solidarietà nell’ambito di una determinata classe, questa viene rivolta contro un’altra classe. In questo modo divento irrequieto, nervoso; il sistema nervoso ne soffre e sono la tipica persona che guida sempre sulla corsia di sorpasso in autostrada e che cerca sempre di imporsi, anche se, in fondo, fa solamente del male a sé stesso e non arriva più velocemente alla mèta.
Di conseguenza si ammalano anche le paratiroidi e ciò comporta uno squilibrio del calcio nel corpo e questo, a sua volta, fa soffrire il sistema nervoso. I nervi hanno infatti bisogno di calcio nella misura in cui sono tesi. Vengono così a formarsi i cosiddetti veleni dei nervi che intossicano il corpo.
Per quanto riguarda la trachea e l’esofago, queste si ammalano se vogliamo chiuderle, ossia se abbiamo il difetto di non essere aperti, ma abbiamo una sfiducia fondamentale nei confronti del prossimo e cerchiamo, quindi, di chiudere per prudenza.
Riguardo poi alle corde vocali ed alle tonsille, esse si infiammano e si gonfiano e possono chiudere completamente la gola. Questo lo possiamo vedere nei bambini che si chiudono nei confronti dei loro genitori.
Le tonsille sono, in fondo, la guardia del corpo e dovrebbero passare le informazioni al timo, ma se le tonsille sono programmate in questo modo (cioè se tutto ciò che è estraneo viene ritenuto possibilmente pericoloso) sono completamente sotto pressione e, quindi, si gonfiano.
Per quanto riguarda la bocca, le malattie più comuni sono la carie e la paradentosi. La carie è da imputare alla saliva quando questa non svolge più la sua funzione di ripulire i denti, ma, a causa della sua errata composizione, crea le condizioni in cui i batteri possono compiere la loro opera distruttiva.
La paradontosi si presenta in modo particolare se quando mastichiamo, oppure di notte, quando dormiamo stringiamo i denti troppo forte e, in questo modo, la parte che sostiene i denti viene distrutta e si ritira.
Quest’ultime due non sono solo malattie della civilizzazione, perchè mangiamo troppi zuccheri (questa può essere una causa collaterale), ma sopratutto perchè nella società occidentale l’impazienza (che genera aggressività) è uno dei difetti principali che ci è stato immesso come programma per cui ogni persona che non si sottomette a questo programma sembra essere sottomessa agli altri.
Per quanto riguarda le labbra, queste mostrano la sfiducia sotto forma di herpes o sfoghi quando, per esempio, trattando con qualcuno, non crediamo di poter essere aperti e utilizziamo, quindi, le labbra in modo errato.
CHAKRA N° 6
Il Chakra N° 6 si trova dietro il centro della fronte. E’ il centro del corpo più grande e più forte. Il 6° sigillo è la porta verso l’illuminazione totale, verso l’uomo-Dio realizzato.
Il sesto chakra controlla gli altri perchè è il computer del corpo, poichè quì si controlla tutto ciò che avviene nel corpo in modo non cosciente, tramite un sistema di comandi.
Se non interveniamo in questi cicli con l’intelletto, essi funzionano bene. Lo stesso dicasi del nostro rapporto con l’Amore che dovrebbe venire dal cuore, unendo il cuore e l’anima. Se noi interveniamo in questi ambiti con l’intelletto, raramente ne sorge qualcosa di buono.
L’Amore comprende molte varietà. E’ molto ambiguo. Lo si può delimitare solamente usando vocaboli. Si parte dall’amore egoistico sotto forma di sesso fine a sé stesso, magari per scopi di lucro, per arrivare all’amore completamente incondizionato che non pensa al proprio vantaggio.
Il prossimo viene accettato completamente ed accolto per quanto riguarda i suoi aspetti positivi, cosicché egli diventa una parte di noi e quindi tutto quello che facciamo a lui lo facciamo a noi stessi.
Si può dire che il sesso fine a sé stesso è egoista, che è vero comprende una componente del sentimento umano e prevalentemente sottolineato dal sentimento, ma per la maggior parte ancora egoistico, mentre agape e caritas sono due forme dell’amore che sono prevalentemente disinteressate.
Nel sesto livello si manifestano ampiamente i sensi superiori dell’uomo o meglio dell’anima: l’intuizione, la chiaroveggenza, le visioni, la telepatia, etc. Finchè non apriamo il 6° chakra, i nostri 5 sensi sono rivolti all’esteriorità e quindi si ammalano.
Osserviamo gli occhi da vicino; tutte le malattie degli occhi indicano che noi vediamo il prossimo, la sua superficialità, come si presenta, la sua facciata, che, però, non lo guardiamo in profondità e non possiamo e non vogliamo riconoscere la sua essenza.
Dobbiamo far combaciare di più i nostri sensi, cioè i nostri sensi esteriori con quelli interiori, quelli dell’anima, guardando questi ultimi in profondità, accettando il prossimo e comprendendo ciò che vorrebbe dire.
Questi sensi interiori, dell’anima, dovrebbero collimare con i sensi esteriori. Per esempio: immedesimarsi nel prossimo significa che noi siamo pronti ad utilizzare contemporaneamente tutti i sensi dell’anima.
Se, però, vogliamo chiudere gli occhi davanti a determinate cose e facciamo finta di non vederle, oppure guardiamo qualcuno dall’alto in basso, oppure in modo miope non riconosciamo le cose elementari, allora gli occhi si ammalano e allo stesso modo possiamo utilizzare le lacrime nel modo giusto o sbagliato.
Sarebbe giusto se noi spontaneamente piangessimo quando ne abbiamo la sensazione per evitare un ristagno di sensazioni. Se, però, le usiamo come lacrime di coccodrillo, per suscitare una certa impressione, oppure se le reprimiamo per non mostrare la nostra debolezza, allora la ghiandola lacrimale o il canale di scarico si ammalano.
Per il resto noi possiamo utilizzare tutti i nostri sensi per il riconoscimento di noi stessi, utilizzando le cause negative, che affluiscono, per lasciar vibrare gli involucri dell’anima e per vedere che cosa affiora in noi di negativo, per esempio: avversione, facilitando così il superamento di ostacoli per il riconoscimento di se stessi.
D’altro canto possiamo evolverci con l’aiuto dei sensi nelle vibrazioni più alte, facendo entrare in noi vibrazioni positive provenienti, per esempio, dalla natura o da una buona musica. In terzo luogo possiamo esercitarci nell’accettare il negativo, non accogliendolo però, e nel lasciare entrare nel nostro interiore solo il positivo.
Per quanto riguarda il naso è chiaro che, se non possiamo annusare qualcuno o se abbiamo la puzza sotto il naso, per così dire, allora non lo amiamo.
Questo può riguardare anche noi stessi; il poter accettare l’odore del corpo è un criterio interessante. L’energia negativa che ne consegue fuoriesce sotto forma di muco, così che non dovremmo reprimere questo muco, bensì favorirlo. Se lo reprimiamo abbiamo ancora il muco nei canali laterali e una pressione continua nella testa. Questo è un segnale continuo che abbiamo contravvenuto alla Legge.
Per quanto riguarda il senso del gusto, si può riconoscere l’egoismo, cioè questa contravvenzione alla Legge, quando ci immaginiamo di essere dei buongustai ed accettiamo solo cibi scelti; allo stesso modo ci comportiamo con il prossimo.
L’orecchio ci indica se possiamo accettare ciò che ci dice il prossimo, specialmente le critiche, oppure ci chiudiamo. Significa anche se siamo in grado di sentire al di là delle parole, oppure se sentiamo solo le parole, cosa che corrisponde un po’ alla fede alla lettera, che porta solo a malintesi e litigi. Se cerchiamo, invece, di capire cosa si vuole dire, allora le orecchie non si ammalano. D’altro canto non dobbiamo farci usare come pattumiere per le parole negative dell’altro, bensì dobbiamo dire chiaramente di no e chiarire. L’udire è, quindi, la via di mezzo, mentre gli estremi sono sbagliati.
Nell’orecchio interno si trova l’organo dell’equilibrio. Esso rappresenta l’equilibrio interiore che abbiamo solo se il nostro orientamento è giusto, solo se siamo orientati verso una fonte, verso la fonte più alta, DIO.
Ogni orientamento più basso (rivolto esclusivamente verso il mondo), alla lunga fa ammalare l’orecchio interno.
Abbiamo in questo caso disturbi dell’equilibrio, vertigini e specialmente rumori, per esempio sibili. In ogni caso un sibilo nell’orecchio significa che energie più basse di quelle divine sono irradiate nella persona.
L’Amore, naturalmente, non deve rimanere nel corpo, bensì deve scorrere anche all’esterno. Non appena diventiamo depressi o si ha una carenza di dinamismo, questo indica regolarmente che c’è una carenza di capacità di amare, di dare e di fare scorrere l’Amore.
La ghiandola pineale si trova in una posizione ancora più centrale poichè non è solamente un organo importante per il resto del corpo. Trasmettendo tutti i ritmi e tutte le vibrazioni cosmiche al corpo, essa è, inoltre, aperta per le vibrazioni del nostro corpo, quindi dei nostri pensieri e delle nostre sensazioni. Ogni sensazione negativa ed ogni pensiero negativo rendono disarmonica la ghiandola pineale. Percepiamo la dipendenza dal ritmo della ghiandola pineale più chiaramente in base al ritmo del giorno e della notte ed a quello dell’estate e dell’inverno, cioè in base alla radiazione della luce. La ghiandola pineale è responsabile della pigmentazione della pelle. In base ad una superpigmentazione, quindi in base ad ogni macchia più scura, o in base ad una sottopigmentazione, cioè ad ogni macchia bianca, possiamo concludere se vi è una disarmonia nella ghiandola pineale. Questa piccola ghiandola è, quindi,un organo ricevente che trasforma e che trasmette.
CHAKRA N° 7
Proseguiamo ora con il Chakra N° 7. Quando apriamo completamente questo chakra (insieme a tutti gli altri), siamo UNO con il PADRE, abbiamo raggiunto l’Unità con Tutto il Creato. Siamo onniscienti, onnipotenti e onnipresenti, poiché siamo uno con la Mente Suprema. Siamo ri-diventati gli Esseri di luce che eravamo in origine, con la differenza che ora possediamo la Totale Saggezza e la Superconsapevolezza, grazie alle nostre esperienze nella materia. Questo centro si trova sotto la sommità del cranio e vi appartengono il cervello ed il cervelletto. Qui l’Amore si manifesta nel suo livello più elevato: la Misericordia che sembra semplice a prima vista, ma non lo è. Al contrario, essa è una salita di sesto grado.
Di solito noi viviamo uno degli estremi. Un estremo è la crudeltà, cioè la crudeltà animica o sistema a martello: criticare partendo dalle rispondenze, il non potersi immedesimare nel prossimo, la intolleranza e il fanatismo. L’altro estremo è la misericordia esagerata e, quindi, falsa: la pseudo misericordia che avvolge l’altro nella bambagia non avendo il coraggio di dirgli ciò che si pensa; non c’è sincerità, non c’è veridicità, né lealtà; non c’è critica.
C’è, invece, una pseudo armonia nella quale l’uno afferma all’altro quanto lo ama, cosa che però non ha nessuna base poichè le rispondenze continuano ad esistere e non vengono abolite.
Questo avviene spesso nelle chiese. La via giusta, la via di mezzo, è quella di una vera lealtà e sincerità, senza però ferire l’altro, accompagnata cioè dalla comprensione e dalla capacità di immedesimarsi nel prossimo.
Spesso siamo poco misericordiosi anche verso noi stessi, abbiamo esigenze troppo elevate; siamo perfezionisti ed abbiamo esigenze assolute.
Questo porta a respingere tutti quegli aspetti negativi che non possiamo accettare. Ciò porta, a sua volta, ad un accumulo di energia negativa che si esprime poi sotto forma di mal di testa e di emicrania nel caso in cui sia interessata la personalità.
Una mortificazione nei nostri confronti porta al fanatismo nei confronti dell’altro e provoca blocchi impedendo di progredire. Naturalmente l’intelletto è sbagliato se non è un puro strumento del nostro essere e della nostra anima, bensì se conduce una propria vita ed è al servizio del proprio ego.
Chi usa l’intelletto in questo modo sbagliato, nella vecchiaia soffrirà sopratutto di arteriosclerosi, diventa poi così infantile come aveva considerato quelli che aveva disprezzato.
Se le nostre rimozioni sono notevoli, ci portano a tumori al cervello oppure al morbo di Parkinson e ad altre cose, quindi, alla perdita delle facoltà mentali. Vediamo quindi che la Misericordia non è un campo semplice. Essa è veramente la corona dei centri. Non ha nessun senso però voler cominciare da quì a sviluppare le qualità divine fuori da altri centri. Il lavoro più grosso comincia in basso dove si pone la base e da dove dobbiamo iniziare.
Un grosso ostacolo al raggiungimento del 7° livello è l’attaccamento: a persone, cose, idee, ideali, etc.
Le ghiandole attaccate al cervello sono molto importanti: L’ipofisi è la ghiandola centrale rispetto a tutte le altre ghiandole, vale a dire, se essa funziona poco anche tutte le altre funzionano poco; diventiamo, quindi, fiacchi, stanchi, depressi e non c’è più nulla che funzioni bene.
L’ipofisi si trova sotto il talamo ed indica così in modo esemplare se facciamo scorrere l’amore nel corpo.
Cenni sull’ereditarietà delle malattie
Per quanto riguarda l’ereditarietà delle malattie, le cose stanno come segue: ognuno possiede, nelle proprie cellule, schemi genetici che predispongono i corpi a certe malattie. Il nostro corpo tende alle stesse malattie che hanno manifestato i nostri antenati, poichè l’insieme dei loro atteggiamenti interiori è stato registrato, come programma, nella materia genetica dell’ovulo e dello sperma, che insieme hanno formato il corpo che abitiamo. In questo modo la malattia viene trasmessa al corpo per eredità.
Questi “programmi cromosomici” non vengono attivati finchè noi non assumiamo gli stessi atteggiamenti che sono memorizzati nella nostra linea genetica. Se lo facciamo, le strutture cromosomiche del DNA cominceranno automaticamente ad attivare nel corpo quei programmi che creano le stesse malattie.
Il nostro atteggiamento è la cura migliore; è ciò che guarisce. Quando cominciamo ad amare noi stessi ed a rimuovere dai nostri processi mentali gli atteggiamenti che inibiscono la vita, allora la pace e l’armonia cominceranno a regnare nelle nostre strutture cellulari. Ma prima, occorre che il paziente voglia essere guarito. Volere è potere!
Cenni sul cancro
Dietro il cancro si nasconde un grande modello, che si può esprimere attraverso una moltitudine di malattie. Ognuna di queste colpisce le persone nella totalità della loro esistenza, indipendentemente dall’organo da cui originariamente scaturisce. Da questo punto di vista il cancro è troppo complesso per essere messo in rapporto soltanto con l’organo coinvolto. La sua tendenza a diffondersi nell’intero corpo dimostra che riguarda l’essere umano nel suo insieme. Come spauracchio del nostro tempo, il cancro non tocca soltanto la persona che ne è direttamente coinvolta, ma tutta la società, che ne ha fatto un vero e proprio tabù, più di qualsiasi altra malattia. Il cancro infonde in noi molta più paura di qualsiasi altra malattia, compreso l’infarto, che sicuramente miete molte più vittime. Nessun’altra malattia evidenzia il rapporto tra corpo, anima, spirito e società come il cancro.
Per quanto riguarda la formazione del cancro a livello cellulare, i ricercatori sono oggi ampiamente concordi nel ritenere che alla base ci siano delle mutazioni.
Se una cellula è stata irritata a lungo è pronta a subire drastiche trasformazioni sul piano del patrimonio ereditario. Gli stimoli che portano a questo possono essere molteplici, da quelli meccanici a quelli chimici fino a quelli fisici. Una pressione continua, il catrame delle sigarette o radiazioni penetranti, sono tra le cause possibili.
Le cellule dei tessuti combattono a lungo contro questi impulsi negativi, prima o poi però viene il momento in cui una reagisce e degenera. Essa de-genera nel senso letterale del termine e se ne va per la propria strada autodistruggendosi, che risulta essere un viaggio egoistico. La cellula cancerogena muore in quanto la sua membrana diventa impermeabile e quindi non riceve più dall’esterno gli elementi vitali né può espellere da se stessa le sostanze di scarto. La cellula quindi si chiude in se stessa isolandosi dal contesto dell’organismo vivente che la circonda. Dà inizio a qualcosa di completamente nuovo per le sue relazioni, impone la propria autodistruzione e la propaga prima alle cellule dello stesso organo e successivamente a tutto il corpo. Quando il tumore viene scoperto, possono essere passati anche anni dalla sua formazione e dispone di milioni di cellule.
Il comportamento della cellula cancerogena ha alla base una problematica di separazione. Dopo essersi dimostrata unita con le altre cellule e collaborativa per il bene dell’organismo, la cellula si autodistrugge. La sua propagazione caotica, priva di prudenza e rispetto, non risparmia né i territori esterni né le fondamenta della propria vita. La cellula cancerogena si pone al di sopra delle regole della normale vita comune delle cellule e infrange senza scrupoli tabù di vitale importanza.
Nella sua selvaggia ed egocentrica attività di autodistruzione, si propaga in ogni direzione. Le zone limitrofe e anche regioni lontane del corpo sono oggetto di questa violenta aggressione. In un tale processo la cellula è completamente autarchica e genera la propria prole senza aiuti esterni. Neppure le membrane basali, le barriere più importanti tra i tessuti, riescono a resistere alla sua aggressività.
La cellula cancerogena rivela anche il suo enorme problema di comunicazione e riduce tutti i rapporti di vicinato a una politica violenta. Rinuncia alla comunicazione col campo dello sviluppo al quale era destinata, a vantaggio dell’egoismo, alle pretese di onnipotenza e di immortalità.
Nella fase di incubazione della malattia il modello caratterizza la personalità tipica affetta da cancro. Si tratta di individui che tentano di adattarsi quanto più possono, di vivere nel modo meno appariscente possibile, di sopportare tutto e tutti, di conformarsi alle norme e di non pesare a nessuno con le proprie esigenze. Essi ignorano del tutto le pretese di crescita personale ed evoluzione psicologica, perché non vogliono esporsi in alcun modo. La repressione della possibilità di fare esperienze di confine riflette l’attività difensiva che senza farsi notare si svolge nel corpo e tiene tutto sotto controllo.
Quando il flusso degli impulsi evolutivi, bloccato per anni, rompe l’argine della repressione, induce il corpo a vivere la vita fino in fondo in modo incontrollato senza possibilità di tornare indietro né di fermarsi. Quello che alla gente può apparire come un riserbo piacevole o gentile, può essere in realtà una repressione degli impulsi vitali, e in ultima analisi una vita non vissuta. Come la cellula che deve sopportare le stimolazioni più dure e persistenti si impegna totalmente per svolgere il proprio dovere di cellula intestinale o polmonare, così anche i pazienti cercano di rispettare i loro doveri di figlia, figlio, madre, padre, dipendente, etc, per soddisfare gli altri ignorando le proprie esigenze.
Nella fase di incubazione, il comportamento dei pazienti risulta esemplare. A buon diritto possono considerarsi pilastri della società. Essi si identificano perfettamente con la consapevolezza sociale. La personalità tipica del malato di cancro è da molti punti di vista un modello. E’ coraggiosa e non aggressiva, silenziosa e paziente, agisce in modo equilibrato e simpatico perché non è affatto egoista, anzi disinteressata e pronta ad aiutare gli altri, è puntuale e ordinata – non manca quasi nessuno degli ideali sociali. E proprio per questo il suo rapporto con questa malattia non deve sorprendere. Il successo sociale, a dispetto, o addirittura a causa della rigidità interiore, supera l’ideale tipico della subalternità e si accorda perfettamente con l’immagine ideale dell’uomo moderno.
Dietro la facciata dell’esemplarità stanno però in agguato tutte quelle caratteristiche contrarie che, nel secondo stadio del cancro, quello della manifestazione, si rivelano sul piano sostitutivo del corpo. Quello che non è emerso a livello di consapevolezza, trova ora qui il suo palcoscenico, sul quale saranno recitati soprattutto drammi.
Dato che i soggetti hanno perso il legame con le origini, le cellule del cancro devono vivere questo tema per loro e lo fanno a livello corporeo, alla loro maniera pericolosa. L’anima ha evidentemente bisogno di un rapporto vitale con le proprie radici . Soltanto la Re-ligio, che significa legame che riporta all’origine, consente un vero e proprio progresso. Le domande : “Da dove vengo” e “Dove sto andando”, nei malati di cancro sono sprofondate dalla consapevolezza al buio dell’ombra e vengono espresse a livello corporeo. La regressione è il ritorno agli inizi, all’origine.
L’accettazione della malattia, la presa di coscienza della propria identità divina, la consapevolezza dell’unità con il Tutto e il ritorno consapevole alle origini con le sue illimitate possibilità sono percorsi significativi. La repressione nell’inconscio porta invece alla malattia intesa come guida. I malati di cancro sono spesso “areligiosi” in senso profondo, anche se mostrano una spiccata religiosità e capacità di adattamento al destino. Di fatto si tratta per lo più di un atteggiamento ecclesiastico che ha ben poco a che fare con la religio, ed è legato soltanto alla pratica formale. Obbedire ciecamente ai precetti religiosi è anzi il contrario della vera religio e lascia il cuore freddo e vuoto. Quella che esteriormente sembra una vita quanto mai devota, può essere interiormente vuota. Analogamente, l’accettazione del destino riscontrata dai sociologi della medicina non deve essere confusa con l’atteggiamento religioso del “Sia fatta la Tua volontà”. Per lo più si tratta di rassegnazione nei confronti di un destino sentito come onnipotente, ma non accettato.
A livello profondo non è la fiducia in Dio a costituire la base dell’accettazione ma al contrario la disperazione e l’impotenza. Invece di andare incontro alla vita e alle sue possibilità, i potenziali malati di cancro sono in balia di una miope prudenza e di una enorme paura esistenziale.
Il cancro è il tipico prodotto della società moderna. I livelli di crescita dell’anima e dello spirito sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli economici. Il nostro grandioso prodotto sociale lordo non può ricompensarci a lungo andare della mancanza di una crescita interiore. Le ricompense esteriori rendono più facile la rinuncia all’evoluzione dell’individualità e promuovono la realizzazione dell’uomo-massa.
Il cammino dell’evoluzione prevede che l’uomo debba prima viversi a pieno la polarizzazione, gli estremi dei poli (bene e male, vero e falso, bello e brutto, buono e cattivo, gioia e dolore, etc)
Quando il Cristo dice : “Siate caldi o freddi, i tiepidi Io li vomiterò dalla mia bocca” si riferisce appunto alla fase del cammino evolutivo in cui l’uomo deve viversi gli estremi per poter comprendere la materia. Solo quando l’uomo avrà vissuto fino in fondo i sentimenti contenuti nel modello con cui l’anima si incarna e li avrà trasformati, allora si risveglierà nello spirito e potrà andare oltre la polarizzazione verso il centro, che è Dio. Allora potrà capire il vero significato del detto : “A chi ti percuote la guancia, porgi anche l’altra”.
Il centro come pigro compromesso deve essere evitato. In questo consiste l’apprendimento più importante del malato di cancro e, in tal senso, la tranquilla via di mezzo in cui il paziente si trova a proprio agio, non rappresenta uno stato definitivo.
In fondo il cancro è la manifestazione nel corpo del modello dell’anima represso. Quello che l’uomo non vuole vivere al livello dei sentimenti, lo vive sul corpo, attraverso la malattia. La malattia è il linguaggio dell’anima e la sofferenza è una grande maestra di vita in quanto costringe l’uomo a riflettere e a riconoscersi. Perciò la malattia è utile all’evoluzione dell’uomo.
Bisogna trovare in se stessi l’unità, l’immortalità dell’anima e riconoscere che il tutto è già nell’uno, così come l’io è nel tutto. Questo però è il momento conclusivo o più esattamente il momento centrale a cui soltanto l’amore ci permette di accedere. Anche questo è simboleggiato negli eventi legati al cancro. Come l’amore, anche il cancro supera i confini, annulla le distanze, penetra in tutte le barriere, vince tutti gli ostacoli; come l’amore non si ferma davanti a niente, si espande su ogni cosa, penetra in tutti i settori della vita, domina la vita intera; come l’amore anche il cancro tende all’immortalità e, come lui, non teme la morte. Così il cancro è, di fatto, l’amore precipitato nell’ombra.
Oltre alla presa di coscienza, un aiuto essenziale è il respiro. Respirazione corrisponde a comunicazione e questa, nel caso del cancro, è precipitata a un livello primitivo e radicale. Una respirazione profonda e cosciente costituisce una valida opportunità.
Domande da porsi :
1. Vivo la mia vita o la faccio determinare da circostanze esterne?
2. Rischio di rompermi la testa o faccio dei pigri compromessi per amor di pace
3. Lascio alle mie energie il loro spazio o le sottometto in ogni caso a regole e provvedimenti prestabiliti?
4. Mi permetto di esprimere la mia aggressività o risolvo tutto in me stesso e con me stesso?
5. Quale ruolo svolgono i cambiamenti nella mia vita? Ho il coraggio di aprirmi a nuovi orizzonti? Sono fertile e creativo?
6. La comunicazione e lo scambio vivo hanno un posto importante nella mia vita, o me la cavo meglio da solo?
7. Mi permetto di tanto in tanto di superare i limiti o mi adatto a tutto?
8. Le difese fisiche e psicologiche sono in armonia o quelle fisiche sono indebolite a vantaggio di quelle psicologiche?
9. Quale ruolo hanno nella mia vita le domande fondamentali: da dove vengo? E dove vado?
10. L’amore universale ha mai avuto importanza nella mia esistenza?
11. Quale ruolo ha nella mia vita la via improntata alle parole: “CONOSCI TE STESSO” – PER CONOSCERE DIO”?
Articolo trovato su: www.lorecalle.it | Link
Fonte: spazioinwind.libero.it | Link
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