Gli Esseni, consideravamo le malattie come entità eteriche di basso tasso vibratorio, alimentate dalla forza vitale di un organo o di un corpo intero; un corpo indebolito le avrebbe attratte a sé come una calamita; e venivano comunemente chiamate “entità-malattia”.
Le anime indebolite sono come le pietre di magnesite, esse attraggono a sé i corpi dalle basse vibrazioni, gli esseri-malattia.
La malattia, l’incidente, non sono mai frutto del caso, e possiamo dire oggi che il modo in cui concepiamo la vita, i pensieri che generiamo con forza, le nostre stesse reazioni, generano sempre a loro volta i disturbi o i malanni che ci affliggono.
La malattia può avere origine nell’infanzia, nel momento presente o in un’altra vita; può anche essere stata generata da un modo errato di comprendere un evento, da un sentimento devastante, da un vecchio senso di colpa, ma in tutti i casi non sbaglia mai strada, e andrà dritta all’organo o nel punto ad esso corrispondente
Se si tratta di un incidente, agirà nel giro di pochi secondi; se si tratta di un raffreddore, agirà nel giro di qualche giorno o, nel caso di un cancro, ci vorranno alcuni anni.
L’entità-malattia non tiene conto del tempo, perché questa nozione le è estranea; si nutre in permanenza dei pensieri stagnanti che emettiamo ogni giorno.
Il perdono per noi stessi, per gli “altri” è il massimo fattore in questo caso: mette la vita sotto nuova luce, chiede compassione per accettare e comprendere ciò che noi eravamo, o ciò che era l’altro… in quel preciso istante.
LA NASCITA DI UNA MALATTIA DURANTE L’INFANZIA
Da bambini accade spesso che si ascoltino, si vedano o si vivano eventi che ci disturbano, ma sui quali le circostanze della vita non ci permettono di esprimerci.
Si tratta di eventi traumatici che, per quasi tutti noi, sono stati mal compresi o compresi con i mezzi percettivi di un bambino, e quindi vissuti male.
A poco a poco, per continuare a vivere, li abbiamo relegati in un angolino del cervello, e dimenticati.
Ma l’oblio non è risolutivo, e più tardi ci ritroviamo stupiti davanti a certe nostre reazioni non volute, a certi insuccessi ripetuti in un determinato tipo di situazione, a un certo disagio nelle relazioni, alle nostre difficoltà comunicative.
Il passato, il presente, sono in un unico tempo così, tutto ciò che viene dal passato e ci disturba, può essere rivisto e compreso, accettato, a volte amato, come se si trattasse di un evento di oggi.
Questa nozione è molto importante, perché significa che in qualsiasi momento, se ne prendiamo coscienza e se siamo capaci di considerare un evento “dall’alto”, con maggiore distacco, possiamo disfare il nodo che ostacola la nostra crescita e il nostro benessere profondo, per quanto lontano quell’evento sia nel tempo.
LA NASCITA DI UNA MALATTIA IN UN’ALTRA VITA
Esistono malattie che ci seguono da un’epoca all’altra, fino a che dipaneremo la matassa che ci collega ad esse e alle loro radici. Queste malattie, dette karmiche, sono in buona parte causa di quei disturbi gravi di cui non si riesce a scoprire l’origine.
Una malattia di questo genere prima di tutto richiede una presa di coscienza.
Una regressione, una lettura dell’aura possono considerevolmente facilitare le cose, ma talvolta è preferibile evitarlo, limitandosi ad esaminare la natura del male.
C’è sempre un momento preciso, nel grande calendario cosmico, per conoscere ciò che dobbiamo sapere di noi stessi; quel momento andrà affrontato senza rischiare di perderci! Sapere troppo presto ciò che è sigillato nella nostra anima, a volte non solo non risolverà nulla, ma peserà nella nostra vita come un enorme macigno di cui non sapremo come liberarci, in quanto non avremo ancora tutti i dati disponibili né avremo rivissuto tutti gli incontri necessari per poterlo fare.
Una persona che si trova a risolvere i problemi di una vita precedente in cui è stata un carnefice, forse non ha la maturità per comprendere; tuttavia, se accetta ciò che vive nel presente e svolge il suo ruolo meglio che può, riuscirà ugualmente a sciogliere il nodo.
Molto spesso è la nostra ostinazione a nuotare contro corrente rispetto a quanto, nella vita, ci crea tensioni e mali profondi; la mancanza di fiducia nella vita è sovente alla base di questo atteggiamento.
Tutto accade solo al momento opportuno.
Anche quando si conosce il nodo della vita anteriore che è all’origine del nostro problema attuale, talvolta accade che la malattia persista sul corpo fisico.
Si tratta, in tal caso, di una memoria cellulare che andrà eliminata.
L’anima impressionata da un fatto particolarmente intenso ne imprime infatti il ricordo a livello cellulare, e questo si ripercuoterà da una vita all’altra.
E già accaduto a ognuno di noi di constatare in alcune persone macchie, segni, o magari cavità in un certo punto del corpo: si tratta molto spesso di persone traumatizzate, che non hanno accettato un certo modo di morire per incidente o per malattia, e ne hanno conservato la traccia.
LA NASCITA DI UNA MALATTIA NEL MOMENTO PRESENTE
Dobbiamo i malanni attuali alle forme-pensiero emesse ora.
Un incidente, un raffreddore, un attacco di mal di fegato o, come abbiamo visto, di “mal di fede”, che spesso si assomigliano”, hanno visto la luce nel momento in cui abbiamo pensato con forza, tempestosamente. La collera può mettere in agitazione il terzo chakra che manderà l’informazione alla cistifellea che creerà il mal di testa. Quando non parliamo, è il corpo a parlarci; quando parliamo “male” è ancora il corpo che parla con noi.
Attraverso di esso, sappiamo che qualcosa in non non è come vorremmo che fosse.
Non si tratta di giudizi di valore, ma di armonia fra tutte le parti del nostro essere.
Un delinquente, persuaso su tutti i piani, o quasi, della fondatezza delle sue azioni, sarà probabilmente meno ammalato di chi non farà nulla di inconfessabile, ma si sentirà torturato dal dubbio o dai rimorsi.
La malattia, come si può vedere, nasce su molti piani e in diverse epoche della nostra vita o delle nostre vite.
Il punto essenziale, però, è sempre il perdono: il perdono vero, non solo accettare le scuse o chiedere scusa.
Ci sono falsi perdoni, come esistono varie forme di contraffazione nel corso della nostra vita.
C’è un modo di accettare le scuse che assomiglia al perdono, ma che non lo è.
Perdonare non è scusare: è mettersi davvero al posto dell’altro e comprendere che non avrebbe potuto fare altrimenti; significa volare alto e non nutrire più rancore, non per condiscendenza, ma perché abbiamo capito; abbiamo capito che l’altro è anche un po’ noi stessi, e quello che ci ha fatto vivere in parte lo abbiamo voluto; comprendere che l’altro è come uno specchio, è il riflesso delle nostre insufficienze, dei nostri bisogni, lo strumento di ciò che avevamo bisogno di vivere.
Tratto da Antiche Terapie Essene e lettura dell’Aura di Anne Givaudan
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