Veniamo in esistenza in un mondo che – pur essendo ritenuto il percorso scolastico più valido presente in questo momento nell’Universo – ha tutte le caratteristiche di uno psico-penitenziario, ossia un “carcere per la mente”. Per quanto la Terra sia una scuola rinomata e quindi molto costosa (almeno in termini di energie), tuttavia è molto dura e pochi riescono a frequentare regolarmente tutti gli anni allo scopo di lasciarla nei tempi previsti e passare poi all’Università (una scuola superiore che si occupa dei destini dell’Universo e non più solo della Terra). Quali sono i tempi previsti? In realtà il corso di studi non lo specifica. Si sa che il Cristo impiegò solo 7 incarnazioni per divenire un maestro e passare al livello superiore (fonte: Alice Bailey). Di norma occorrono decine e decine di incarnazioni, talvolta centinaia. E c’è chi a 40 anni fa ancora l’asilo. Ma non è questo il punto; oggi ognuno si trova esattamente dove deve essere.
Nel momento in cui si iscrive a scuola, l’anima s’incarna all’interno di un apparato psicofisico – una macchina biologica – che viene cambiata vita dopo vita. Mentre è incarnata si identifica totalmente con questo mezzo biologico e in modo particolare con la sua mente. L’apparato psicofisico è soggetto a una totale meccanicità, ossia non prende mai iniziative – anche se a un occhio poco attento potrebbe sembrare il contrario – ma si limita a rispondere meccanicamente agli stimoli che provengono dall’esterno oppure dall’interno della macchina stessa. Non agisce, bensì re-agisce. L’illusione che siamo noi ad agire – e non gli istinti, i bisogni e le paure della macchina – fa sì che quasi nessuno vada in cerca del risveglio.
Odiamo meccanicamente e amiamo meccanicamente. Fumiamo meccanicamente e non fumiamo meccanicamente. Possiamo ottenere un cambiamento dentro di noi in direzione d’un risveglio, solo se ci sforziamo di amare qualcosa o qualcuno che prima odiavamo (da qui il Lavoro proposto da Gesù: ama i tuoi nemici e prega per i tuoi persecutori) oppure se fumiamo e ci sforziamo di smettere, se parliamo tanto e ci sforziamo di parlare poco. Rompere un’abitudine meccanica è il modo più rapido per uscire dalla meccanicità della psico-prigione. O almeno questo è il lavoro iniziale, dopodiché dovrà cominciare ad attivarsi il cuore.
La situazione è resa ancora più complessa dal fatto che le nostre reazioni meccaniche traggono origine dalla genetica e dai condizionamenti ricevuti durante i nove mesi di gestazione trascorsi nella pancia della mamma e i primissimi anni di vita (non prendiamo al momento in considerazione le vite precedenti, le quali fanno sì che possediamo una determinata genetica e nasciamo in una certa famiglia). Qui si creano il nostro carattere, le nostre paure, le nostre preferenze, ecc. Tutto ciò che poi troveremo così difficile andare a modificare, poiché nascosto in profondità nell’inconscio.
Avrete notato che non ho dato alcuna definizione né di risveglio né di meccanicità. Non è necessario, in quanto possiamo comprendere cosa sono risveglio e meccanicità solo sforzandoci di uscire dalla meccanicità, il che ci permette di percepire “nella nostra carne” cosa significa diventare più svegli.
Provate a rompere la meccanicità. Se private forzosamente la macchina di una sua abitudine reagirà in maniera aggressiva: si va dal rinunciare al caffè la mattina, non prendere più l’ascensore, cambiare di posto tutta la biancheria che avete nei cassetti e gli accessori che si trovano in bagno, mangiare con la mano sinistra anziché con la destra (e viceversa), sforzarsi di bere almeno due litri di acqua al giorno, modificare la vostra postura quando siete seduti, modificare la vostra solita andatura quando camminate. Fino a giungere a cose più radicali: cambiare alimentazione, trovare il tempo per camminare mezzora ogni giorno, smettere di bere alcolici, smettere di fumare, iscriversi in palestra, andare a convivere con il partner, oppure non giocare più d’azzardo online, non guardare più video pornografici, non leggere più articoli di gossip e inutili curiosità di cui è affollata la rete, ma costringersi a utilizzarla solo per precise necessità stabilite a priori.
Mettere in atto anche solo uno di questi cambiamenti, causa di norma una reazione violenta da parte dell’apparato psicofisico.
State saggiando lo spessore dei muri della psico-prigione.
Continua con la seconda lezione.
Salvatore Brizzi | Link all’articolo